Non poteva più giocare: portiere rinasce a Mantova

Promessa del Lugano calcio operato in San Clemente: una membrana biologica gli salva gambe e carriera. L’atleta 17enne aveva una severa erosione della cartilagine alle ginocchia. Dopo la riabilitazione potrà tornare in campo

Erosione della cartilagine di grado avanzato in entrambe le ginocchia, con interessamento dell'osso sottostante. Troppi traumi di gioco, l'ultimo dei quali diventato un’impietosa sentenza: la carriera praticamente finita. «Se vuole - gli hanno detto gli specialisti ai quali si era subito rivolto - si può intervenire con una protesi. Farà una vita normale, ma probabilmente non potrà più giocare a calcio a certi livelli». Da stella nascente a stella cadente.

Rischio carriera finita

Per Andrea Cecchetto, diciassette anni, portiere del Lugano, promessa dell'Under 21 e della Prima Serie svizzera, la nostra serie A, il giorno in cui i medici gli comunicarono la diagnosi fu certamente il più brutto della sua vita. Per quella serie di infortuni l’estremo difensore del Lugano è dovuto rimanere fermo otto mesi, durante i quali ha girato diversi ospedali nella speranza di trovare una risposta interventistica che gli consentisse di tornare tra i pali della massima serie elvetica.

Nulla da fare, la soluzione prospettata era sempre quella della protesi che non gli avrebbe certamente permesso di tornare sul terreno di gioco dei professionisti.

Il passaparola tra colleghi

Poi, grazie al passaparola, Andrea, che vive con i genitori a Como, viene a sapere che alcuni giocatori con problemi simili ai suoi hanno ripreso a giocare grazie a un intervento eseguito dagli ortopedici della casa di cura San Clemente di Mantova.

Missione Mantova

Così ai primi di marzo contatta l'ortopedico del San Clemente, Matteo Fosco, e pochi giorni dopo si presenta in viale Pompilio per il primo colloquio con gli specialisti del reparto diretto dal primario Claudio Mangia.

Certo, dicono dalla casa di cura di viale Pompilio, la strada più semplice e meno costosa per l’ospedale sarebbe sicuramente quella della protesi ma, vista la giovanissima età del paziente e la sua tenacia nel voler tornare a giocare nella massima serie svizzera, gli specialisti mantovani gli spiegano che le criticità maggiori sono dovute all’elevata dimensione della lesione che impediscono l’utilizzo di tecniche più tradizionali come gli interventi di correzione delle deformità dell’arto o protesi selettive per la parte del ginocchio deteriorata.

La soluzione

Così ad Andrea viene fatta una proposta: usare una membrana biologica che consenta di ristabilire la superficie articolare integrandosi con la cartilagine e l’osso. E gli ortopedici aggiungono «Lo abbiamo già fatto in passato su altri sportivi e gli studi in letteratura hanno dimostrato che con questa tecnica è possibile la ripresa dello sport anche a livello professionistico». Non tutti gli ospedali accettano un intervento di questo tipo perché molto costoso per la struttura: pochi centimetri di membrana biologica costano migliaia di euro. La tecnica è ovviamente indicata per i pazienti giovani come nel caso di Andrea, non per gli adulti per i quali si opta per interventi più tradizionali.

In sala operatoria

Tre settimane fa il giovane portiere entra in sala operatoria dove trascorre un’ora e mezza sotto i ferri: intervento riuscito e poi l’inizio della riabilitazione. «Per la ripresa del gioco, visto che il paziente è fermo ormai da parecchi mesi - dicono gli ortopedici del San Clemente - serviranno almeno sette-otto mesi di preparazione, al termine dei quali potrà tornare in campo». A quel punto Andrea potrà ricominciare ad essere una stella del calcio elvetico.

Roberto Bo

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