Petrit Halilaj espone al Metropolitan

L’artista kosovaro che ha vissuto a lungo a Bozzolo ha realizzato un’esposizione su guerra e migrazioni

Maurizio Cattelan e Giuseppe Penone. Le mostre di primavera in gallerie blue chip di New York come Gagosian e Marian Goodman sono di grandi artisti contemporanei italiani. C’è poi un retroterra italiano anche nell’installazione aperta da martedì prossimo sulla terrazza del Metropolitan Museum of Art (Met): temi come la perdita della casa, le migrazioni, la guerra e la storia sono al centro dell'opera di Petrit Halilaj, il kosovaro vissuto a lungo a Bozzolo che firmerà uno degli appuntamenti di primavera più di successo del museo.

Uomo e natura, pace e guerra sono al centro del lavoro del 37enne Halilaj che alla fine degli anni Novanta vide con occhi di bambino gli orrori del conflitto dei Balcani, e che per il Met ha creato un'opera le cui radici sono nella sua esperienza di piccolo profugo negli anni seguiti al crollo della ex Jugoslavia, ma anche nel viaggio degli ultimi due anni che lo ha portato a tornare in Kosovo e poi i paesi come Albania, Montenegro, Slovenia, Croazia, Bosnia e Serbia: «Tutti paesi di cui prima avevo molta paura», ha detto l’artista alla rivista Vogue.

Per una mostra di due anni fa alla Tate St. Ives in Cornovaglia, Halilaj aveva preso spunto dai trentotto disegni fatti a tredici anni sotto la guida di uno psicologo mantovano, Giacomo “Angelo” Poli, per dar vita a un'installazione in cui immagini bucoliche di piante e animali si contrapponevano a quelle brutali dei soldati in guerra.

Poli, insieme al Comune di Cremona, fu poi il tramite che consentì a Petrit di frequentare l'unico liceo artistico del Kosovo. Da lì, a diciott’anni, Halilaj approdò a Brera, sempre sotto l'ala tutelare di Bozzolo, dove abita la famiglia Poli, dove lui ha a lungo fatto capo e dove è sempre considerato un componente importante della comunità.

Suggerimenti