«Violenza sessuale al kebab»: l’imputato viene assolto dopo otto anni

Il fatto risale al 2016: nessun riscontro con la versione fornita dalla donna, che non si è mai presentata in aula
<p>Il tribunale di Mantova</p>
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Accuse pesanti: violenza sessuale nei confronti di una collega e ferimento del titolare durante una lite. Due macigni dei quali però in tribunale l’imputato, un 40enne di origini pakistane all’epoca dipendente di un Kebab di Porto Mantovano, si è liberato in pochi minuti: assolto perché il fatto non sussiste per il primo capo d’imputazione e assolto per remissione di querela per il secondo.

Nessun riscontro

I fatti sono piuttosto datati e risalgono all’ottobre del 2016. L’assoluzione è stata pronunciata il 21 marzo alle 15.30 dal collegio di giudici presieduto da Gilberto Casari. Soddisfatto l’avvocato difensore dell’imputato, Silvia Salvato del Foro di Mantova.

Assoluzione perché nel corso delle varie udienze che si sono succedute non sono emersi fatti a riscontro della querela inoltrata dalla donna, una 30enne di origine marocchina. Parte lesa che non si è mai presentata al processo, per cui non è stato possibile sentire la sua versione avallata solo dalla denuncia presentata a suo tempo alle forze dell’ordine.

Inoltre, la donna – è stata la tesi della difesa – aveva raccontato nella querela di un episodio di molestie avvenuto durante una consegna, ma quel giorno lei era di riposo. A quanto pare il collega si era innamorato ma il sentimento non era corrisposto. Dai verbali risulterebbe che l’uomo avrebbe preso ad un certo punto ad importunare la donna prima con molestie verbali e poi palpeggiandola.

«Dimmi che mi ami»

In un’occasione, come ricostruito in una precedente udienza, l’uomo avrebbe aspettato la donna fuori dal bagno del locale e quindi, l’avrebbe afferrata con violenza per i polsi, intimandole di pronunciare la seguente frase: “Dimmi che mi ami”.

In un’altra circostanza, sempre secondo il verbale di denuncia, il 40enne avrebbe posato le sue mani sulle gambe della donna, nonostante il suo rifiuto. A margine della vicenda in quel periodo era scoppiata anche una lite tra il dipendente e il suo datore di lavoro, sfociata in calci, pugni e nello sfregio di una guancia con un corpo contundente.

Per il reato di lesioni ieri il giudice ha assolto l’imputato per remissione di querela. Assoluzione anche per la violenza sessuale perché il fatto non sussiste. L’ irrintracciabilità della parte lesa, nonostante le ripetute convocazioni in tribunale, e la versione dei fatti fornita da alcuni testimoni non rispondente alle accuse della donna hanno portato all’assoluzione dell’imputato.

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