Bruno Rodella, nato a Guidizzolo nel 1917, e morto a Roma dell'eccidio delle Fosse Ardeatine il 24 marzo del 1944, ha ora una seconda pietra d'inciampo, proprio nel suo comune natale (la prima è a Roma) L'iniziativa, voluta dall'amministrazione guidata da Stefano Meneghelli, in collaborazione con varie realtà del territorio fra le quali Anpi, ha visto ieri mattina una speciale cerimonia che si è aperta con la messa, e poi con la posa della pietra davanti alla casa dove è nato Rodella, a pochi metri dalla scuola Liceo Dal Prato.
«Un luogo simbolo e con doppia valenza, visto che passeranno molti giovani che avranno modo di incontrare, grazie a questa pietra, la storia di Rodella» ha ricordato, in sintesi, il primo cittadino Stefano Meneghelli, visibilmente emozionato per questo evento.
Il racconto dello storico
A ricordare la figura di Rodella è stato l'ex sindaco, e storico, Sergio Desiderati, che ha parlato davanti alle autorità, fra le quali il presidente della Provincia Carlo Bottani, i consiglieri regionali, il Prefetto di Mantova Gerlando Iorio e rappresentanti di varie amministrazioni del territorio, e i parlamentari dell'Alto Mantovano.
«Poco prima delle ore 14 del 24 marzo 1944 la prima colonna degli autoveicoli con i prigionieri si mise in movimento verso Via Ardeatina distante circa 4 chilometri; alle 15,30 arrivarono anche i prigionieri provenienti da ‘Regina Coeli’, tra questi anche Bruno Rodella; a gruppi di cinque vennero fatti entrare nelle gallerie, il capitano Priebke chiedeva il nome e controllava la lista; il prigioniero veniva fatto inginocchiare e ucciso con un colpo alla nuca. Si diceva per una morte immediata senza sofferenze. Terminato l’eccidio i tedeschi minarono gli accessi alle gallerie sbarrando le entrate tentando così di occultare l’orrenda strage» ha ricordato Desiderati nella sua accurata ricostruzione della vita e delle vicende di Rodella.