Stop alle carceri-gabbia: settanta in piazza a Mantova con il garante dei detenuti

Al sit-in molte associazioni di volontariato: letti i nomi delle persone decedute tra le sbarre negli ultimi anni

Troppi morti nelle carcere. Tra malattie, suicidi, omicidi e overdose si calcola che in 32 anni siano decedute 4.686 persone tra le sbarre. E non solo detenuti ma anche agenti di polizia penitenziaria.

«Bisogna dire basta» è stato l’appello del capo dello Stato Mattarella un mese fa, subito rilanciato dalla conferenza nazionale dei garanti dei detenuti che ha mobilitato le sue articolazioni sui vari territori.

Tanti in piazza

Il 18 aprile la garante di Mantova, Graziella Bonomi, ha promosso, con gli assessori al welfare e alla legalità, un sit-in in piazza Martiri, davanti alla scalinata delle Poste, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di rendere più dignitosa la vita nelle carceri ed evitare i decessi.

All’invito hanno aderito parecchie associazioni tra cui anche la camera penale di Mantova presieduta dall’avvocato Sebastiano Tosoni, presente in piazza con alcuni colleghi. Una settantina di persone ha partecipato alla manifestazione durante la quale sono stati letti i nomi delle persone decedute nelle carceri italiane.

La garante, nominata dal Comune, ha trasformato il monito del presidente Mattarella in un appello ai parlamentari di tutti gli schieramenti affinché mettano in campo «norme specifiche e urgenti», e al ministro della Giustizia perché emani «provvedimenti concreti in tempi rapidi».

«I suicidi – ha aggiunto – continuano ad aumentare e con quello di mercoledì a Como siamo già a quota 32. Servono provvedimenti per deflazionare il carcere. Ce ne sono a costo zero come l’aumento dei rapporti dei detenuti con i familiari e i volontari o ancora l’apertura delle celle per più tempo rispetto ad oggi».

Documento degli avvocati

Il presidente della camera penale di Mantova, Sebastiano Tosoni, è intervenuto per riassumere il contenuto del documento che la camera penale della Lombardia orientale ha messo a punto per sostenere l’appello dei garanti territoriali delle persone private della libertà per «una svolta nell’atteggiamento della politica sui problemi del carcere».

La situazione nelle prigioni è al collasso, sostengono gli avvocati, e manca il tempo per costruire nuove strutture; non serve un piano carceri; per risolvere i problemi servirebbe «una seria, capillare e robusta opera di risocializzazione delle persone».

Un percorso che necessita di «una riduzione immediata del numero dei detenuti». Gli avvocati ritengono che «l’unico rimedio praticabile» sia quello proposto dall’onorevole Giachetti con il disegno di legge sulla liberazione anticipata, che prevede anche, come misura transitoria, «il riconoscimento di un’ulteriore detrazione di pena ai detenuti dei quali la magistratura di sorveglianza abbia già apprezzato una positiva evoluzione».

Si dicono contrari all’indulto mascherato o a una legge svuota-carceri. In piazza hanno fatto sentire la loro voce anche persone che operano nel carcere di via Poma

Sandro Mortari

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