L’anniversario

Il Parco: obiettivo Mincio pulito nel Mantovano

di Gloria De Vincenzi
Il presidente Pellizzer fa il punto dei risultati ottenuti e guarda al futuro dell’ente: prioritarie la qualità e la quantità di acqua
Un'area del parco del Mincio tra Mantova e Borgo Virgilio
Un'area del parco del Mincio tra Mantova e Borgo Virgilio
Un'area del parco del Mincio tra Mantova e Borgo Virgilio
Un'area del parco del Mincio tra Mantova e Borgo Virgilio

Tra passato e presente, quali sono i segni tangibili della tutela ambientale pluridecennale del territorio? E per il domani, quali i sogni da realizzare? Non è un bilancio in numeri quello chiesto a Maurizio Pellizzer, dottore commercialista e presidente da dodici anni (e per i prossimi quattro) dell’ente regionale Parco del Mincio. Ma un bilancio di azioni, progetti, strategie, criticità, sogni.

Acqua obiettivo comune

Il cuore delle criticità si conferma la fragile riserva naturale delle Valli del Mincio «Un problema che non si origina in questi anni – spiega - Chi mi ha preceduto ha varato il forum del Mincio, Azione 21 per il Mincio che oggi sono confluiti nel Contratto di fiume. Nel tempo uno dei valori è stato l’aver posto attenzione a questo problema che l’abbandono dei canneti come attività produttiva, l’aumento delle temperature, le specie alloctone, hanno ora aggravato. Ma ora è obiettivo comune il miglioramento dell’habitat. Invito le realtà associative a formulare proposte da inserire nel Contratto di fiume: i risultati migliori si raggiungono grazie a collaborazioni corali».

Le cose di cui gioire

«A volte è più facile criticare per le cose che si fanno o non si fanno che gioire per quelle fatte» premette Pellizzer che elenca il risultati ottenuti in questi anni. «L’ente parco è stato volano di sviluppo del territorio - dice - Uno dei migliori interventi del passato è stato il parco periurbano: ha restituito dignità ai laghi e ha reso fruibili le sponde. In tempi più recenti, l’ecotunnel tra i laghi di Mezzo e Inferiore e il ponte sulla darsena di porto Catena: hanno completato le connessioni e fatto da traino al tratto mantovano della ciclabile del Sole, che abbiamo appena ultimato. Fruizione turistica, mobilità sostenibile, sviluppo, educazione ambientale: sono fattori ai quali il Parco nei suoi quarant’anni ha contribuito parecchio».

Il Parco di domani

Il futuro del Parco parte per Pellizzer da un punto fermo: «Il core business di un Parco non è solo la gestione degli habitat: il contesto antropizzato vede coinvolte molte realtà sociali e produttive, con le quali è necessario lavorare in sinergia. Quella raggiunta con il mondo agricolo dell’area dei prati stabili è un esempio importante».

Insomma. «Ci sono sogni che si possono realizzare» afferma il presidente. Prioritari quelli mirati alla qualità e quantità delle acque. «Avvieremo un lavoro di rete con i comuni che non sono nel Parco ma che sono attraversati dai canali Osone e Goldone, che apportano sedimenti e acqua non di qualità, alterando l’equilibrio delle Valli e nel Mincio. Con lo sgrigliatore abbiamo raccolto in un anno venticinque tonnellate di rifiuti: sfalci, plastiche, persino pezzi di guardrail. La telecamera ci mostra quotidianamente immagini impressionanti, è tempo di guardare a monte». Sempre sul versante Valli del Mincio: «Si effettueranno periodiche pulizie dei canali ma il sogno più grande è poter acquisire aree per mettere in atto un sistema di pulizia che trasformi il materiale da asportare da costo a opportunità. Non abbiamo la possibilità di occuparci della regimazione (regolazione della portata di un corso d’acqua) ma con Aipo e Consorzio del Mincio sono aperti i confronti. E dalla Regione abbiamo una nuova tranches per definire il deflusso ecologico: a dicembre da UniTrento avremo i primi risultati».

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