Divorzi turbolenti

Insulti e minacce alle avvocate dell’ex moglie: il caso in tribunale a Mantova

di Rossella Canadè
L’uomo, avvocato pure lui, ha negato ogni atteggiamento aggressivo: «In udienza non ci si vedeva nemmeno»

Un’ora e quaranta di esame non sono stati sufficienti per chiarire un quadro che definire intricato è un eufemismo. «Non ho mai insultato le colleghe. Sono tutte falsità, perché nelle udienze civili non ci si incontra mai».

Ha negato ogni accusa, l’avvocato mantovano accusato di diffamazione, calunnia e minacce. A portarlo in tribunale sono state due colleghe, costituite parte civile, che sostengono di essere state prese di mira per aver tutelato nel procedimento di divorzio quella che, all’epoca, era la moglie dell’uomo.

Offese, insultate e minacciate sia durante le udienze davanti al giudice, che in molte altre occasioni. L’avvocato le accusava di aver aggravato la situazione già peraltro critica, di aver istigato la moglie contro di lui acutizzando le tensioni: insomma, di non aver rispettato i confini del loro incarico, «al limite del codice deontologico». Le accusava anche di aver sottratto dei documenti inerenti alla causa di divorzio. Per questi sospetti le aveva anche denunciate a sua volta.

L’8 maggio hanno testimoniato altri colleghi che hanno assistito alle scenate dell’uomo, e in alcune occasioni ne sono stati loro stessi vittime. Un’avvocata ha raccontato di aver visto più volte le colleghe spaventate, tanto che una non veniva più alle udienze, e l’altra si faceva accompagnare.

Lui ha negato gli atteggiamenti aggressivi, ammettendo però di aver distrutto l’auto della moglie a martellate nelle more della separazione. L’esame dell’imputato proseguirà il 15 maggio.

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