Revere

Lite col bastone a Revere per i soldi pretesi indietro

di Igor Cipollina
Arrestati zio e nipote: avevano pagato 2mila euro a un conoscente per il rinnovo del permesso di soggiorno

Di (quasi) certo c’è una somma di duemila euro, pagata in cambio della promessa di un lavoro e pretesa indietro quando il lavoro non è arrivato. Quando il sospetto d’imbroglio è diventato certezza. Il resto è la cronaca di una lite che i protagonisti raccontano da prospettive opposte, lungo uno spettro che va dall’aggressione alla difesa. Una vicenda cominciata sul pianerottolo di un condominio e finita sulla soglia della caserma dei carabinieri di Revere, con l’arresto di un uomo di 60 anni e del nipote di 28, entrambi marocchini come le altre due persone coinvolte. Arresto convalidato ieri - con rito direttissimo - dal giudice, che ha però respinto la richiesta dei domiciliari formulata dal pubblico ministero. Zio e nipoti sono stati rimessi in libertà in attesa del processo, fissato per l’11 giugno. Devono rispondere di violazione di domicilio e lesioni.

In questo caso l’indicazione della nazionalità altra non è superflua, ma dice del groviglio di speranze riposte nel contratto di lavoro e della rabbia per la promessa tradita, con la beffa dei soldi soffiati. Al nipote quel contratto serviva per rinnovare il permesso di soggiorno e continuare così a declinare un’idea di futuro in Italia, in questo spicchio di pianura dove gli zii vivono da tempo.

L’altro ieri si sono presentati tutti e tre - nipote, zia e zio - a casa del connazionale che si era impegnato a trovare il nuovo lavoro. Casa a pochi metri dalla caserma dei carabinieri. E qui le versioni si fanno subito discordanti: i due arrestati sostengono di essere stati invitati a entrare, mentre il presunto truffatore racconta di un accesso violento, assolutamente non consensuale. La porta scardinata sembrerebbe dargli ragione.

In aula il nipote riferisce di una discussione civile, precipitata quando la zia ha minacciato di rivolgersi ai carabinieri per la questione dei soldi. A questo punto - sempre secondo il 28enne - l’uomo avrebbe spinto la donna, facendola cadere, e lui sarebbe intervenuto in sua difesa, rimediando una stretta attorno al collo. La zia, a sua volta, avrebbe reagito afferrando un vaso di plastica e scagliandolo contro la testa del presunto aggressore.

Nel resoconto spunta anche un bastone: lo zio sostiene di averlo sfilato dalla presa della moglie, per disarmarla, ma i carabinieri l’hanno tolto dalla sue, di mani, per evitare che fosse lui a servirsene. Altra evidenza: il bastone era già sporco di sangue. Insomma, la vicenda resta da sbrogliare.

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