Lite in famiglia a Castel d’Ario: condannata per le botte alla sorella

Quattro mesi anche al marito intervenuto nell’aggressione, nella quale era rimasta coinvolta anche l’anziana madre
Copyright 2022 Nicola Saccani, all rights reserved
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Si è conclusa il 27 marzo in tribunale, davanti al giudice Giacomo Forte, la querelle tra le due sorelle di Castel d’Ario in guerra da anni per problemi di vicinato, sfociati poi in minacce e aggressioni.

Il giudice ha condannato per lesioni una delle due, Carolina Borsari, e il marito a una pena di 4 mesi, che è stata sospesa. I due sono accusati di lesioni perché nel corso di una lite, finita a botte, l’altra si era rotta un dito con la lesione di un tendine: nel processo si è costituita parte civile con l’avvocata Elisa Ghizzi, mentre i due imputati erano difesi da Alessandro Montori.

Nelle liti, sempre più accese, tra le due, oltre al marito di Carolina, era finita anche l’anziana madre, che in un’occasione, uno dei tanti episodi di alterchi e dispetti, era caduta a terra colpita da una forte ginocchiata.

Una convivenza difficile

Le due donne vivono con le rispettive famiglie in una bifamiliare con una corte comune, uno spazio diventato con il passare degli anni teatro dei loro alterchi per una convivenza tutt’altro che facile. Si accusano reciprocamente di essere succubi dei rispettivi mariti, di violare spazi privati, di esibirsi in prepotenze insopportabili.

Il fatto sotto accusa

L’episodio clou, oggetto del processo, è avvenuto nel 2019, e non è stato nemmeno l’ultimo di una lunga serie. Quel giorno le due sorelle hanno cominciato a litigare per lo spostamento di una bicicletta, che una imputava all’altra: uno dei soliti pretesti per litigare.

Nel giro di poco tempo sono arrivate alle mani, si sono date schiaffi, calci e spintoni. Hanno rimediato delle botte anche i due mariti, intervenuti, senza grandi risultati, per separarle. Il marito di Caterina, però, avrebbe partecipato attivamente all’aggressione. Ci aveva rimesso anche la madre, colpita da una ginocchiata dalla figlia.

La pm Anna Tarantino aveva chiesto una pena di 9 mesi per Caterina e il marito, sottolineando come i testimoni abbiano confermato il racconto della sorella aggredita, mentre il difensore Montori aveva puntato all’assoluzione con la motivazione che il fatto non sussiste.

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