Lite col coltello al dormitorio di Mantova: i due rivali assolti otto anni dopo

di R.C.
In aula i due imputati forniscono versioni poco chiare e fantasiose: impossibile chiarire le responsabilità

Dividevano la stessa camera nel dormitorio di via Ariosto, a Mantova, ma tra i due non correva buon sangue. Uno senegalese, l’altro somalo, non condividevano le stesse idee sulla possibilità di integrarsi in Italia, nonostante le difficoltà incontrate.

Il senegalese più integralista, convinto che dovessero «stare tra di loro», l’altro desideroso di costruirsi una nuova vita in Italia. Battibecchi e discussioni, accuse reciproche, finché era scattata la scintilla e la disputa era diventata una zuffa. Calci, pugni e alla fine era spuntato un coltello. Era l’agosto del 2016, quando in via Ariosto era intervenuta la polizia.

Quasi otto anni dopo, la vicenda è finita in tribunale, dove i due ex ospiti del dormitorio sono comparsi come imputati.

Il somalo, oggi 65 enne, assistito dall’avvocata Silvia Ebbi, ha giurato di essersi solo difeso: «Mi ha colpito con un calcio al basso ventre, con pugni in testa e al torace. Aveva le scarpe antinfortunistica, con la punta di metallo, le indossava sempre, anche se in quel periodo non lavorava, e mi ha fatto molto male».

L’uomo, finito al pronto soccorso, aveva riportato una prognosi di guarigione di 40 giorni. «Ho cercato un oggetto per difendermi, ho preso un coltello che tenevo sulla sedia, perché i comodini erano un lusso non concesso al dormitorio. L’ho colpito con quello». Anche al volto.

Un racconto che il legale del senegalese, l’avvocato Sandro Somenzi, ha definito «fantasioso» e pieno di incongruenze. Un quadro poco chiaro anche a parere della pm Lidia Anghinoni, che ha chiesto l’assoluzione per entrambi. Una richiesta avallata dalla giudice Raffaella Bizzarro. 

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