In Lombardia disparità in busta paga per tre donne su quattro

Sondaggio tra le iscritte alla Cisl in regione: a Mantova la differenza salariale è del 13%, mentre in regione è del 18%
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C’è chi lo nega ma la differenza salariale tra uomo e donna esiste. A subirla sono le donne che dedicano più tempo alla famiglia: meno straordinari e più congedi fanno la busta paga più leggera, anche a parità di contratto. E più leggera diventa anche la pensione. «Nella fascia alta di reddito c’è una donna ogni tre uomini, in quelle più basse il rapporto si ribalta». È uno dei dati emersi da una ricerca effettuata in Lombardia, in un campione di seimila donne iscritte alla Cisl, presentata al convegno “La voce delle donne. Diritti umani e parità di genere”.

Piccola consolazione, il dato mantovano è inferiore a quello regionale: la differenza retributiva è del 13,4% a fronte del 18% lombardo.

«Il convegno – spiega il segretario generale Cisl Asse del Po Dino Perboni – in occasione della Giornata internazionale della donna ha puntato a riflettere sulla differenza salariale che riguarda il 70% del campione della ricerca: è indispensabile rafforzare le misure a sostegno delle donne nel mondo del lavoro, occorre un cambiamento culturale: il gap va superato con accordi sindacali per favorire la conciliazione dell’orario e della flessibilità, a migliorare l’ambiente di lavoro e ampliare la formazione».

La ricerca

La ricerca, presentata da Angela Alberti di Donna Lombardia - dati riferiti al 2022 - ha fatto emergere istanze e proposte, valutate ieri in una tavola rotonda a cui hanno preso parte le parlamentari mantovane Paola Mancini, Elena Bonetti e Antonella Forattini e il deputato Andrea Dara, di schieramenti diversi.

Una marcia in più

Part time involontario uno dei temi: «Solo per il 10% delle lavoratrici è una scelta, negli altri casi è dettata dalle necessità di cura di figli o di genitori anziani - spiega Alberti – questo nonostante il divario formativo sia a favore delle donne, che hanno un percorso di studi migliore ma nel cammino lavorativo perdono colpi». Su questo tema la proposta Cisl è ambiziosa: accogliere tutte le richieste, oltre le soglie fissate per legge. E lo è ancor più quella della senatrice Mancini: «Le donne perdono nelle premialità legate alla disponibilità di tempo: serve un’ottica innovativa, che scinda la questione temporale dai risultati, che le donne, abituate a risolvere il problemi, sono in grado di raggiungere più velocemente».

Molestie e maternità

Altro tema: le molestie sul lavoro. Il 44% ha subito o assistito a comportamenti non graditi. Capita negli studi professionali come alla catena di montaggio: «La proposta Cisl è che nelle aziende il sindacato spieghi che sono molestie e che non sono consentite: è un percorso da fare perché è diffusa la convinzione di chi pensa che un complimento debba per forza fare piacere» spiega la relatrice. Anche diventare madri è un ostacolo alla carriera: il 52,8% sostiene che abbia rappresentato per loro un ostacolo. Allora, la proposta è di seguire l’esempio di aziende virtuose, come mettere a disposizione i nidi aziendali di altre lavoratrici extra azienda, dell’indotto o del territorio.

Nidi e denatalità

L’allora ministra firmataria del Family act, la deputata Bonetti, sottolinea che mancano molti decreti attuativi e chiede che vengano rifinanziati i centomila posti nei nidi tagliati dal Governo con la revisione del Pnrr. La deputata Forattini riprende il tema dei servizi legandolo al calo di natalità: «Per arginarla occorre ricreare servizi per supportare le donne nel quotidiano, per dare una risposta al deserto demografico che è il vero problema del futuro». In platea i delegati sindacali hanno ricevuto una spinta a svolgere contrattazioni che riducano la differenza di genere. In sala un fuori programma ricorda che i diritti delle donne, conquistati oggi, partono da lontano: Rosa, 86 anni, intona con il coro delle mondine di Roncoferraro i canti di lotta. Lei aveva sedici anni, appena cinquant’anni fa.

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