Coca e pistole nascoste nel ristorante, arrestato un mantovano

E’ tra i 13 arrestati, smerciava droga tra la Valpolicella e Verona. Giro da mezzo milione

Traffico di armi e cocaina. La base operativa era in un ristorante a San Floriano, frazione di San Pietro in Cariano, nel Veronese. In cella anche un mantovano, residente a Volta Mantovana: smerciava droga tra la Valpolicella e Verona.

Il ristorante

Sono 13 le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Tribunale di Verona grazie alle indagini del Nucleo operativo dei carabinieri di Caprino, per l'arresto di cittadini italiani e albanesi ritenuti i gestori di un vasto traffico di sostanze stupefacenti. Tre persone sono in carcere, dieci ai domiciliari. È stato disposto anche il sequestro preventivo del ristorante “Mare del sud”, di proprietà di uno degli indagati, Christian Placonà, ritenuto la base per l'approvvigionamento e la distribuzione della droga.

Le indagini sono state avviate nel 2022, dopo la scoperta di alcune armi, e hanno già permesso cinque arresti in flagranza di reato. Il gestore del ristorante, con precedenti, ora si trova in carcere. Non è la prima volta, visto che nella prima parte dell’indagine era ai domiciliari, più volte violati. E circa un mese fa, quando era uscito, aveva salutato la libertà con l’esplosione di fuochi d’artificio. Una festa in stile Gomorra. Sprezzante di tutto quello che stava attorno, visto che lui si sentiva un poco il ras della zona, al punto da non aver esitato a «suggerire» agli ambulanti della zona, in occasione della festa del patrono, di non vendere pesce fritto, che quello lo vendeva solo lui.

Spacciatore di Volta

Tra gli arrestati c’è Elvis Mema, di nazionalità albanese e residente a Volta Mantovana. Per lui, Koledio Melaca, che vive tra Peschiera e Pozzolengo e per Placonà è stata disposta la detenzione in carcere. Mentre gli altri 10 sono ai domiciliari. Gli arrestati saranno interrogati nei prossimi giorni dagli inquirenti per rispondere alle accuse di detenzione e traffico di sostanze stupefacenti.

Nelle intercettazioni spesso venivano usati sottintesi convenzionali e criptati ad esempio la “musica” e i “documenti” erano i soldi le “cose” o le “birre” indicavano la cocaina così come la “pasta per i denti”. Quando arrivava la droga le telefonate in codice di Placonà erano: «Passa da me che devo darti le t-shirt di lavoro». In un altro caso per una consegna di droga di circa 50 grammi l'intercettazione parla di «una torta bella compatta per il compleanno della mamma».

L’indagine

L’indagine era partita nel 2022 dal rinvenimento di armi all’interno di un seminterrato, dove c’era anche droga. Il primo arrestato aveva due pistole, di cui una con la matricola abrasa. Le successive investigazioni avevano permesso di scoprire una rete di spaccio di cocaina che, partendo da San Pietro in Cariano arrivava in tutta la provincia veronese. Vennero dunque trovate altre pistole, munizioni e bombe carta. E la pista ha portato al ristorante, dove gli stessi dipendenti venivano utilizzati come spacciatori.

Le attività, condotte dai carabinieri hanno portato all’arrestato di 5 persone in flagranza di reato e al sequestro di mezzo chilo di cocaina nonché oltre 12mila euro. Sin da subito è stata chiara la pericolosità dei soggetti coinvolti, che in talune circostanze, pur di recuperare i crediti, hanno agito con modalità estorsive. Il giro d’affari riscontrato supera il mezzo milione di euro. La chiusura della maxi indagine è stata nel 2023.

La droga veniva ceduta in grosse quantità, minimo erano tre etti. Ma se il grosso dell’operazione è terminato, ci sono altre indagini in corso per stabilire da dove provenisse la grossa quantità di cocaina che non è escluso arrivasse assieme al pesce fresco della Calabria che si cucinava nel ristorante.

Alessandra Vaccari

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