Bilanci in sofferenza

Le Rsa mantovane battono cassa: Regione e Stato ci aiutino

di Sandro Mortari
Le case di riposo alle prese con aumento dei costi, rinnovi contrattuali e blocco delle rette: chiedono una riforma del settore

I bilanci delle case di riposo sono in sofferenza. Con la Regione che ha bloccato gli aumenti delle rette e non eroga più risorse, diventa difficile anche accontentare il personale impegnato in un difficile rinnovo contrattuale. Per questo lo stato di agitazione si diffonde nella maggior parte delle Rsa e dai vertici delle associazioni che le rappresentano, Uneba e Apromea, arriva l’appello alla Regione e al Governo nazionale a intervenire con nuove norme e più soldi.

Presente e futuro

Da Adriano Robazzi, presidente dell’Uneba che raggruppa le case di riposo ex Ipab, e Mara Gazzoni, presidente di Apromea, arrivano però parole rassicuranti per gli ospiti e per le loro famiglie: le agitazioni sindacali non si riverberano sulla qualità del servizio che il personale eroga nelle strutture. Tutto funziona come prima e l’unico segnale di scontento generalizzato e diffuso in tutt’Italia, osservano, sono le bandiere sindacali che si vedono sventolare in molte Rsa. «Il problema - dice Robazzi - è di individuare il ruolo delle case di riposo nel progetto della Regione e nel futuro sistema di welfare. La definizione del ruolo delle Rsa significherebbe anche dare risorse adeguate. Per esempio, non è ancora stato recuperato il gap di risorse dopo l’emergenza legata al Covid e l’aumento successivo della spesa energetica. Le strutture Uneba a Mantova sono tutte no profit. Se non ci danno soldi non possiamo, a nostra volta, darli ai lavoratori. Ma questa per il contratto è un’agitazione a livello nazionale, che non riguarda solo noi mantovani» osserva.

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Nella giungla dei contratti in vigore nelle case di riposo quello che propone Uneba è di 50 euro mensile a fronte di una richiesta dei sindacati di 150 euro per recuperare l’inflazione. «Ripeto _ dice Robazzi _ non ci siamo solo noi. Ci sono anche Rsa che applicano i contratti enti locali, come l’Aspef, oppure delle coop o ancora quello degli ospedali pubblici e privati. Credo che sia arrivato il momento perché il legislatore nazionale e regionale metta mano a una riforma del settore che tenga conto del mutato quadro di riferimento».

«Il problema è di individuare il ruolo delle case di riposo nel progetto della Regione e nel futuro sistema di welfare»

Negli ultimi vent’anni le case di riposo «hanno cambiato tipologia di ospiti; oggi chi vi accede ha tre-quattro malattie croniche ed è molto anziano tanto che, in media, resta in struttura 240 giorni; in più abbiamo difficoltà a reperire personale. Il quadro demografico per il futuro è chiaro: la popolazione invecchierà sempre di più e, accanto al potenziamento dei servizi domiciliari e semi residenziali serviranno comunque più posti nelle Rsa. Ecco perché serve una corretta analisi per una buona programmazione».

Posti e costi

Attualmente nel Mantovano ci sono 53 case di riposo, tra pubbliche (la maggioranza) e private; i posti letto sono 3.300. Nella trentina di strutture che applicano il contratto Uneba la retta media si aggira sui 62 euro al giorno. «Da noi - dice Gazzoni, che è anche presidente della Fondazione Mazzali _ la retta si aggira sui 66-68 euro giornalieri; un ospite ci costa 120-130 euro al giorno e la Regione ce ne dà solo 40-45. In queste cifre ci sono tutte le nostre difficoltà. E i costi aumentano». Ecco che di fronte all’impossibilità di aumentare le rette la Fondazione Mazzali si è inventata una raccolta di fondi attraverso il 5 per mille e altre donazioni private per trovare 100mila euro con cui finanziare quattro progetti. «Noi siamo gli unici a mettere in campo un’iniziativa simile - dice Gazzoni - ma la sofferenza è di tutte le case di riposo. Purtroppo vedo molto disinteresse: per la Regione gli anziani sono solo un peso e un costo. Comunque noi andiamo avanti con i servizi senza penalizzare gli utenti. Le proteste si limitano alle bandiere esposte».

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