Abortì dopo la violenza, marito alla sbarra

di di Giancarlo Oliani
Per l’accusa avrebbe stuprato la moglie dopo averla sedata

MEDOLE. Per l’accusa avrebbe stuprato la moglie dopo averla sedata. Ma, a seguito di quella violenza, la donna era rimasta incinta. E non se l’era sentita di portare in grembo una creatura frutto della sopraffazione: aveva così deciso di abortire.

Ieri mattina questa terribile vicenda è stata rievocata, in tribunale, dalla testimonianza del padre della vittima. Ha raccontato ai giudici di essersi opposto con tutte le sue forze all’unione tra sua figlia e un musulmano. Un timore maturato dopo molti anni trascorsi proprio nei paesi arabi. Ma la nazionalità non c’entra, in realtà, perché ci troviamo di fronte ad una vicenda terribile in assoluto.

I due figli che la donna ha avuto in precedenza dallo stesso uomo sono stati affidati, nel frattempo, a un’altra famiglia, ma la mamma può vederli e stare con loro. Le continue violenze del marito l’hanno resa fragile e bisognosa di cure. A decidere sulla sorte dell’uomo sarà il collegio di giudici presieduto da Enzo Rosina.

Il terribile episodio è avvenuto il 15 dicembre di sette anni fa. Secondo l’accusa quella sera il marito, che spesso non tornava nemmeno a casa, voleva avere a tutti i costi un rapporto sessuale. Lei no. E allora l’avrebbe costretta a bere una sostanza che l’ha resa totalmente incapace di opporsi. A quel punto l’ avrebbe costretta con la violenza.

Un rapporto a seguito del quale lei era rimasta incinta. Saputolo, lei aveva deciso che quel figlio non doveva nascere. E aveva interrotto la gravidanza. L’uomo però non si era fermato. L’aveva anche minacciata di morte se l’avesse trovata in strada o in auto. E poi aveva pubblicato su Facebook fotografie scrivendo frasi offensive e ingiuriose nei suoi confronti.

Il 25 giugno la sentenza. Il pubblico ministero al processo è il sostituto procuratore Donatella Pianezzi.
 

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