Progettazione ecocompatibile

Sì all'Ecodesign: vietato distruggere scarpe e vestiti invenduti

di Marco Scorzato
Ok finale al nuovo regolamento che cambierà la pelle al "fast design" al quale l'attivista e imprenditore vicentino Matteo Ward ha dedicato un docu-film

Ci sono milioni di t-shirt e pantaloni e scarpe che non hanno avuto mai un padrone. Produzioni mai vendute, e per questo distrutte senza essere usate. Montagne di tessuti, milioni di ettolitri di acqua consumata, tinture e microplastiche disperse nell'ambiente. Si chiama fast fashion, moda veloce letteralmente, più "linee" per stagione ed è la prassi della nostra epoca.

Ci costa, in termini economico-ambientali, un occhio della testa. Una prassi destinata a mutare pelle con il nuovo Regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili (Ecodesign), approvato a larga maggioranza dal Parlamento europeo: nell'ultima seduta plenaria della legislatura, è arrivato il via libera finale all'intesa raggiunta nel dicembre dello scorso anno dalla relatrice per l'Eurocamera, Alessandra Moretti del Partito democratico, con i co-legislatori del Consiglio dell'Ue: 455 voti a favore, 99 contrari e 54 astenuti.

Il regolamento, come detto, vieta specificamente la distruzione di abbigliamento, accessori e calzature invenduti, a partire da due anni dopo l'entrata in vigore della legge (sei anni per le imprese medie). In futuro, la Commissione potrà aggiungere ulteriori categorie all'elenco dei prodotti invenduti per i quali dovrebbe essere introdotto un divieto di distruzione.

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Il testo contiene anche molte altre novità. Tra queste, l'introduzione del passaporto digitale dei prodotti, per fornire informazioni sulla sostenibilità ambientale di quelli immessi nel Mercato unico europeo: in sostanza, si tratta di un'etichetta di facile accesso che permetterà di consultare le informazioni sulla sostenibilità del prodotto acquistato. Un modo per rendere i consumi sempre più consapevoli, responsabilizzando tutti i soggetti, produttori e acquirenti.

Il regolamento stabilisce una serie di requisiti di progettazione: in particolare chiede alla Commissione di dare priorità a una serie di gruppi di prodotti nel suo primo piano di lavoro, tra cui ferro, acciaio, alluminio, tessili (in particolare indumenti e calzature), mobili, pneumatici, detergenti, vernici, lubrificanti e prodotti chimici. Ora il Consiglio (gli Stati) dovrà approvare il testo che poi sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale e sarà legge.

Del viaggio nel lato oscuro delle “pattumiere” della moda se ne è occupato anche l’attivista e imprenditore vicentino Matteo Ward con il racconto di “Junk- Armadi pieni”. Un giro del mondo per mappare gli effetti devastanti (e il più delle volte inimmaginabili) del fast fashion e che Ward ha deciso di portare alla luce attraverso un docufilm in sei puntate realizzato con Will Media e Sky Italia. 

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