Oltrecultura FEST Mantova: Samuele Rovituso racconta la comunità virtuale Ugolize

Prima tappa dell’iniziativa di Gazzetta e Telemantova dedicata a cultura e talenti
Stefano Saccani
Stefano Saccani
Stefano Saccani
Stefano Saccani

Il mondo dei social network è per sua natura un mare in continuo movimento. Onde che si susseguono a volte sfiorando la calma, a volte diventando maremoto; questione di minuti, questione di algoritmi. Onde che spesso costringono gli utenti a formare due schieramenti che possono soltanto dire sì o no, con pochissimo spazio per le sfumature. Ma i social network possono crescere e creare consapevolezza, riconoscimento e rispetto reciproci. Basta avere le idee giuste e portarle avanti con coerenza e responsabilità.

I tre

È quello che hanno fatto Pietro Alcaro, Mattia Marangon e Samuele Rovituso con il loro progetto editoriale Ugolize, derivato lo scorso settembre da quel Legolize che originava storie utilizzando gli omini del Lego. Proprio Rovituso è stato l’ospite della serata inaugurale di Oltrecultura, il format di Gazzetta di Mantova e Telemantova che ogni ultimo martedì del mese al Qbar dà voce alle persone che rappresentano esempi qualificati della nuova cultura e ai nuovi talenti. Intervistato da Giulio Cisamolo, Rovituso ha raccontato di come una comunità di oltre un milione di follower su Instagram e più di 650mila su Facebook (è poi presente su Linkedin, Tik Tok, YouTube e altre piattaforme) sia riuscita ad evitare le probabili derive violente di un dibattito reso anonimo da chilometri di fibra ottica.

«Eravamo tutti e tre in altre comunità di meme - ha raccontato Rovituso - poi ci siamo messi a lavorare insieme. Pensi che non ci siamo mai visti per due anni; ancora oggi il brainstorming avviene in chiamata».

Artigianato digitale

Rovituso tratteggia questo nuovo artigianato digitale che ambisce ad affrontare temi di rilievo ma non polarizzanti (niente calcio, niente politica) per mantenere il rispetto nella comunicazione e nello scambio. Nessun grande investimento tecnologico, ma la forza delle idee: come quando i tre hanno deciso di abbandonare gli omini della Lego per passare ad un prodotto originale: «Ho imparato ad usare la stampante 3D - ha riferito Rovituso - e dopo un periodo di lavoro e timore che il nuovo prodotto non piacesse, abbiamo conquistato un grande risultato. Con Ugolize siamo partiti da zero e ne siamo molto fieri».

Altro aspetto distintivo della comunità virtuale di Ugolize è proprio lo scambio.

Lo scambio

«Leggiamo i messaggi e rispondiamo - ha precisato Rovituso - Spesso ridiamo molto quando nei commenti qualcuno aggiunge la sua ironia alla nostra e ne viene fuori un risultato notevole». La partecipazione alla discussione social dei tre creatori rappresenta un valore aggiunto per la comunità virtuale, proprio perché spesso ci si imbatte in “vetrine” che si possono solo guardare.

Tra i temi sociali che Ugolize ha affrontato di recente ci sono gli affitti e la precarietà del lavoro. La scelta degli argomenti da trattare è differenziata a secondo delle piattaforme secondo precisi piani editoriali. Rovituso ha precisato di non aver mai pagato le piattaforme, ma di ave aperto le porte a collaborazioni con grandi aziende: «Anche in questo campo, però, abbiamo deciso di non lavorare con società di criptovaluta o con chi vende consigli finanziari. Diciamo no anche ai fuffa-guru».

Ugolize è artigianato digitale, e non può prescindere dalla qualità, che non è solo un risultato, ma un percorso: «Alle storie lavoriamo in tre, ma ci sono altre persone che ci danno una mano, ad esempio un feedback prima della pubblicazione». La serata è stata conclusa dall’intervento del direttore della Gazzetta, Massimo Mamoli.

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