Il pubblico di Oltrecultura FEST Mantova a Rovituso: «Il segreto di tanta creatività?»

Molte curiosità su passato, presente e futuro. Samuele Rovituso: «Da piccolo sognavo di non fare niente»
Stefano Saccani
Stefano Saccani
Stefano Saccani
Stefano Saccani

Generoso nel rispondere alle domande di Giulio Cisamolo che lo ha intervistato, Samuele Rovituso ha lasciato comunque qualche curiosità nel pubblico, che, dopo una piccola esitazione, ha rotto il ghiaccio, e a chiesto di svelare ancora qualche punto rimasto oscuro della sua carriera e del suo successo.

«Dopo l'entusiasmo della partenza, seguita però da anni senza guadagno, come hai resistito e come hai trovato la costanza di andare avanti?» ha chiesto una giovane donna all’autore di Ugolize. «Tutti e tre, Mattia, Pietro e io, avevamo iniziato da soli, con pochi follower. Essere in tre aiuta. C’è il momento in cui uno è impegnato a studiare, oppure è triste perché la ragazza lo ha lasciato, ma il progetto continua, perché ci sono gli altri due. Poi, quando vedi che i numeri crescono ti viene la voglia di continuare».

Poi il pubblico del QBar, è entrato nel nuovo format di “Oltrecultura Fest”, si è sbloccato e sono arrivate altre domande fino al termine del tempo a disposizione. «Quali sogni avevi da piccolo e cosa volevi fare da grande?»

Con semplicità e un forte senso di auto ironia Samuele ha risposto. «Non volevo fare niente, almeno così mi racconta mia mamma, un po’ come adesso in fondo, glielo dicevano anche le maestre. Poi pensavo di lavorare in un supermercato, chissà perché. Quindi ho fatto il liceo scientifico che lasciava aperte tutte le strade, mentre l’università è stata una scelta più consapevole».

Tre creativi, a distanza, in tre regioni diverse, Piemonte, Veneto e Calabria, che, per ora non hanno voluto legarsi ad aziende e nemmeno pensare a un piano di investimenti, almeno nell’immediato futuro, come è emerso da altre questioni proposte dal pubblico in sala. Qualche consulenza, poche esterne, perché tutti, ormai, sono molti coinvolti nel progetto comune di “Ugolize”. E poi. «Come si alimenta un creativo? Con libri, film, sul web?».

Con sincerità è arrivata anche questa risposta. «Tanto dai social ma anche dai film – ha detto Rovituso -. La creatività si alimenta sentendo anche uno scorcio di conversazione in treno, una telefonata. Più cose fai e più ti viene il fuoco. Se invece hai bisogno di un momento di chiusura o devi lavorare su altri piani, è più difficile. Più sei attivo e più viene facile».

Suggerimenti