Il “passcode” per entrare il 2 giugno al Lanfranchi di Parma con il ruolo di finalista della serie A Elite è nascosto allo Zaffanella, dove ci sarà il più classico dei dentro-fuori. C’è da scovarlo, con panzienza ma allo stesso tempo con determinazione. Rugby Viadana contro Valorugby Emilia è la sfida secca, chi vince si gioca il titolo e chi perde si ferma.
La carica dello Zaffanella
Con il primo posto in classifica e l’ottima gara con Colorno, i leoni si sono guadagnati il diritto a giocare in casa e a qualche ora di riposo in più, ma negli ottanta minuti che portano alla finalissima il passato non conta, c’è solo il presente.
«Auspico e credo che rivedremo lo Zaffanella delle grandi occasioni, forse ancora più pieno che con Colorno – sottolinea il presidente Giulio Arletti – Queste partite, questi istanti sono momenti che i ragazzi si sono meritati. I giovani hanno mostrato una grande maturità e anche quando erano fuori dal lavoro sul campo e nelle ore libere sono stati coerenti con questo atteggiamento».
Nessuna sorpresa
Talvolta capita di vedere il nome del Viadana con l’etichetta di “sorpresa” e qualcuno storce il naso. «Vedo come lavorano e quale sintonia si sia creata, perciò non sono assolutamente sorpreso. E quando dichiarai che in tre anni saremmo arrivati in finale – continua Arletti – non è che fui colto da veggenza, ma percepivo che c’era un qualcosa pronto a sbocciare e poi abbiamo sempre creduto in uno staff competente in grado di fare crescere un gruppo giovane, è vero, ma con grande potenziale».
Critiche respinte
I risultati e la bellezza del rugby giallonero gettano alle spalle quelle polemiche che all’inizio del progetto tecnico aveva sottolineato un’eccessiva “argentinizzazione” della squadra.
«Su questo dobbiamo capirci ed essere netti – aggiunge il presidenet un po’ stizzito – Viadana ha 20 mila abitanti, non è Roma o Milano che hanno bacini enormi dove pescare, o un Veneto con tanta tradizione. Noi abbiamo dovuto fare scouting in Italia e all’estero e credo sia stato fatto bene. Come club siamo collegati a Casalmaggiore, Guastalla e anche a Valpolicella, ma per allestire una squadra competitiva a questi livelli abbiamo dovuto puntare i nostri radar dove c’erano agganci solidi».
Oltre agli italo-argentini, alcuni dei quali si sono poi trasferiti, hanno trovato spazio e continuità giocatori che provenivano da serie minori o con lunghi recuperi da infortunio.
«Ci sono incastri che hanno reso possibile questa regular season, ma credo che più di tutto conti la mentalità di chi lavora qui e non vede solamente il risultato, ma un’intersezione di fattori che rendono tutto questo un investimento sociale prima che sportivo. Il peso politico di Viadana? Purtroppo è poco – conclude Arletti – ma credo che questo campionato debba essere valorizzato e la Fir dovrebbe essere una sorta di mamma che aiuta a crescere i club».
Curiosità finale: i biglietti per la finale del 2 giugno a Parma sono in vendita. Chi crede nei gialloneri può già fare l’investimento...