Capitan Burrai: «Qualche innesto e col nostro gioco il Mantova farà bene in B»

Il capitano si racconta a cuore aperto: «Le tre sconfitte filate? Forse cali inconsci ma vogliamo riprenderci: Supercoppa da onorare. Ho un altro anno di contratto. Finché il fisico me lo consente vorrei giocare»

Quarto campionato vinto in C con Latina, Pordenone, Perugia e, fresco fresco, Mantova, 37 anni a fine maggio portati benissimo e nessuna voglia di smettere. Salvatore Burrai si racconta a cuore aperto.

Sardegna, legame forte

Nato a Sassari ma cresciuto a Orosei, Burrai narra i suoi primi passi nel calcio: «Da piccolo sostenni un provino per l'Inter, per la quale l'osservatore era Matteoli, sardo come me. Lo passai, però quell'estate Matteoli andò al settore giovanile del Cagliari e quindi cambiai rotta. In rossoblù ho fatto tutte le giovanili arrivando a debuttare in serie A. Amo profondamente la mia terra e le mie radici, la mia famiglia è di lì e non nascondo che il Cagliari è la mia squadra del cuore».

Pochi rimpianti

Più di 400 partite da professionista e leader però solo un paio di spezzoni in serie A. «Credo siano cambiati un po' i tempi. Quando ero ragazzino era più difficile affermarsi nelle massime categorie. Erano i tempi dei Baggio, Totti, Del Piero. Io stesso al Cagliari ero il vice di Daniele Conti, una leggenda rossoblù. Forse sono stato condizionato anche da due infortuni nei momenti topici. Inoltre ho fatto i playoff per la A con Pordenone, Modena e Perugia, nei quali fummo sempre eliminati. Fossi salito con una di quelle squadre forse la mia carriera avrebbe avuto una svolta. In ogni caso non ho grossi rimpianti, mi tengo stretto quello che ho fatto».

Mantova, promozione speciale

«E' sempre bello vincere ma quest'anno è stato davvero particolare, Per il modo in cui l'abbiamo fatto, dominando giocando sempre a calcio, e vi assicuro che non è facile in C. La cosa incredibile è che in pochi giorni 24 persone che non si conoscevano hanno creato un gruppo solido e compatto quasi ci si fosse ritrovati tra vecchi amici. Il tipo di gioco? Personalmente è quello che mi si addice di più: amo costruire dal basso, far girare sempre la palla e non buttarla mai via».

Tanti allenatori, nessun preferito

In carriera Burrai ha avuto tanti tecnici, da Allegri a Zeman, Tesser e altri ancora. «Sono rimasto in contatto più o meno con tutti e penso che questo voglia dire che ci siamo lasciati con un buon ricordo vicendevole. Non mi piace fare delle classifiche di merito, mi limito a dire che ognuno di loro mi ha fatto crescere e mi ha dato qualcosa che poi io ho cercato di mettere a frutto».

Un uomo semplice

Fuori dal calcio Burrai si considera un abitudinario: «Ho l'hobby della pesca ma solo di mare - sorride - anche se i laghi di Mantova mi portano luce e da lontano mi richiamano la mia terra. Mi piace passeggiare in centro, fare conoscenze e confrontarmi con chi fa un lavoro diverso dal mio. O concedermi ogni tanto un aperitivo coi compagni o tornare a Pordenone dove ho casa. Qui sto benissimo, l'unica cosa che non mi piace è la nebbia».

Futuro vicino e lontano

Dopo la promozione tre ko ma Burrai è sul pezzo. «Renate a parte, con Vicenza e Lumezzane la nostra reazione avrebbe meritato miglior sorte. Non stiamo regalando niente a nessuno, questi blackout possono essere stati causati da cali inconsci ma abbiamo voglia di riprenderci. C'è una Supercoppa da onorare, l'ho vinta col Pordenone ed è una soddisfazione enorme oltre che un trofeo importante in bacheca. Ho un altro anno di contratto e finché il fisico me lo consente vorrei continuare a giocare. Sarà un campionato difficile, con maggiore qualità ma anche stimoli superiori. Forse servirà qualche innesto ma credo che con il nostro modo di interpretare il calcio faremo bene anche in B».

Alberto Sogliani

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