Edizione 2024

Neri Pozza conquista un altro Premio Pulitzer: Nathan Thrall vince la categoria Nonfiction

Il libro «Un giorno nella vita di Abed Salama – Anatomia di una tragedia a Gerusalemme» è stato considerato «un racconto appassionato e puntuale della vita nella Cisgiordania occupata da Israele, attraverso il ritratto di un padre palestinese che perde il figlio di cinque anni»
La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Neri Pozza aggiunge alla sua prestigiosa bacheca un nuovo Premio Putizer, l'ottavo. Dopo gli ultimi due: «Demon Copperhead» di  Barbara Kingsolver nel 2023 e «Il simpatizzante» di Thanh Nguyen Viet nel 2016, si aggiudica quest'anno il premio per la categoria Nonfiction il libro di Nathan Thrall «Un giorno nella vita di Abed Salama – Anatomia di una tragedia a Gerusalemme» (pp. 272, € 19).

La motivazione del Premio è che si tratta di  un «racconto appassionato e puntuale della vita nella Cisgiordania occupata da Israele, attraverso il ritratto di un padre palestinese che perde il figlio di cinque anni nello spaventoso incidente del suo scuolabus. Incidente reso ancor più terribile dai regolamenti di sicurezza che hanno ritardato i soccorsi israeliani e palestinesi.»

Le critiche

Numerose le critichi entusiaste in tutto il mondo. David Shulman, del  New York Review of Books scrive: «Non ho mai letto pagine come queste su Israele e Palestina che raggiungano tale profondità di percezione e comprensione... C’è tutta la storia moderna palestinese dentro i ricordi di queste persone. Incontrare le loro storie e un regalo inaspettato, molto più utile di qualsiasi reportage sulla Palestina».

John Maxwell Coetzee, scrittore e saggista sudafricano naturalizzato australiano, nonché Premio Nobel per la letteratura nel 2003, l'ha definito «una delle migliori pagine sulla Palestina che abbia mai letto».

La trama

Si tratta, in effetti, di una lettura commovente e uno sguardo originale sul conflitto Israele-Palestina. Thrall riesce in modo davvero sorprendente a far capire come il conflitto sia anche figlio di piccole sopraffazioni quotidiane, di una burocrazia ottusamente feroce, della non volontà di comprendersi.

Milad, cinque anni, è emozionatissimo: sulle spalle uno zaino più grande di lui con dentro la sua merendina preferita, non vede l’ora di salire sul pullman per la prima gita di classe della sua vita, destinazione un parco a nord di Gerusalemme. Quando Milad saluta la mamma ed esce sotto una pioggia battente, suo padre Abed sta ancora dormendo. La giornata che cambierà per sempre la vita di Abed Salama comincia qualche ora più tardi, su una strada bloccata, una delle poche su cui ai palestinesi è ancora concesso viaggiare, e la notizia di un incidente «con alto numero di vittime».

Incalzato da un presagio, Abed raggiunge trafelato il luogo dell’impatto dove lo accoglie una bolgia infernale: un gigantesco tir rovesciato, uno scuolabus in fiamme, dei corpi a terra. Milad però non si trova. Inizia così per Abed una corsa angosciante in un labirinto fatto di ostacoli fisici, burocratici, emotivi, dovuti alla sua condizione di palestinese. E questo padre palestinese è dalla parte sbagliata del muro di separazione, i suoi documenti del colore sbagliato non gli consentono di superare i checkpoint dei militari, di entrare a Gerusalemme, di conoscere la sorte di suo figlio.

La ricerca disperata di Abed incrocia il cammino di altre persone, con le loro storie che convergono, tutte, su quell’inferno: un’insegnante di asilo e un meccanico, un ufficiale israeliano e un funzionario palestinese, un colono paramedico, operatori sanitari ultraortodossi. Due madri, che sperano che il bambino ferito ma vivo sia il loro.

Leggendo questo libro – preciso e caldo, appassionato e lucido – non ci troviamo in un’opera di finzione in cui gli eventi, le persone citate sono frutto della fantasia dell’autore, ma precipitiamo nel feroce quotidiano di chi vive nella terra più contesa del pianeta e, pur privato dei più elementari diritti, cerca di mantenere intatta la propria umanità. Ne usciremo più acutamente, e nuovamente, consapevoli.

L'autore

Nathan Thrall è un giornalista esperto di Medio Oriente che vive a Gerusalemme. Ha diretto per dieci anni l’Arab-Israeli Project nell’ambito dell’International Crisis Group, l’ong transnazionale che fornisce consulenza ai governi e agli organismi intergovernativi sulla prevenzione e risoluzione dei conflitti, e ha insegnato alBard College. I suoi scritti sono comparsi su The London Review of Books, The Guardian, The New York Review of Bookse The New York Times Magazinee sono stati tradotti in più lingue. È autore anche di The Only Language They Understand: Forcing Compromisein Israel and Palestine.

Gli altri Premi Pulitzer di Neri Pozza

Il libro di Nathan Thrall è l'ottavo Premio Pulitzer che finisce nella bacheca di Neri Pozza che, solo lo scorso anno, ha pubblicato in Italia il volume di  Barbara Kingsolver, «Demon Copperhead» vincitore per la categoria Novel. Il precedente, in ordine cronologico, è stato nel 2016 il libro di Viet Than Nguyen, «Il simpatizzante». Nel 2010 fu «L’ultimo inverno» di Paul Harding ad aggiudicarsi l'iconica medaglia e nel 2006 andò a  il riconoscimento andò a Geraldine Brooks con il suo «March». Quattro anni prima, nel 2002, fu Richard Russo a vincere il premio per il suo «Il declino dell’impero Whiting». Bisogna poi fare un salto nel 1962 con il premio a Barbara W. Tuchman per i suoi «I cannoni d’agosto» e infine nel 1937 con il celeberrimo  «Via col vento» di Margaret Mitchell.

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